di Cinzia Grillo
C’è qualcosa nello stile di Marco Strano che cattura, oltre l’originalità delle proposte e la capacità di “fare” tendenza. E’ quel tocco di saper creare suggestioni attorno alle linee, ai colori, alle commistioni di tessuti e materiali. E’ quel dialogo perenne tra ricerca e sartorialità, è quel gioco ammiccante tra must intramontabili e intuizioni che lo stesso Marco Strano finirà col definire “Un appuntamento ‘al buio’, diventato una storia d’amore”.
La nuova collezione 2024 “Armonia in bianco maggiore” presentata domenica mattina al Monastero dei Benedettini di Catania, ha confermato ogni aspettativa.
Le modelle hanno sfilato in una passerella naturale, tra gli austeri corridoi del Monastero, il cui passo è stato scandito dalle sonorità e dalle voci di Patty Pravo, Ornella Vanoni, Mina. Il titolo “Armonia in bianco maggiore” fa da preludio alla collezione. “Man mano che i miei abiti prendevano forma in sartoria – racconta lo stilista – si trasformavano in sinfonia”.
L’Alta moda firmata Marco Strano scorre su un leitmotiv tecno & fluo ”in cui la parola d’ordine resta sempre la stessa: “couture”, e il vero lusso, l’artigianalità in ogni dettaglio”. Un parterre incantato nei 35 minuti di sfilata, per un susseguirsi di paillettes incastonate in tessuti preziosi e fiori di chiffon cuciti assieme a materiali tecnici. “Le paillettes le abbiamo stropicciate e dipinte con colori fluo e metallici per creare un effetto tridimensionale - spiega - mentre petali di fiori si appoggiano leggeri su tessuti materici, ‘crunch’”.
Quest’anno, lo stilista introduce un nuovo mood: ha infatti proposto outfit e non solo abiti. “Quante volte capita di poter indossare in poche occasioni un abito, per quanto bello e per quanto possa piacere, perché riconoscibile? Tante! Ecco perché mi sono divertito a proporre outfit: per ogni pezzo suggerisco 3 o 4 accostamenti e mescolamenti di gonne, pantaloni, capispalla che consentono di avere un look sempre nuovo”.
L’Alta moda firmata Marco Strano scorre su un leitmotiv tecno & fluo ”in cui la parola d’ordine resta sempre la stessa: “couture”, e il vero lusso, l’artigianalità in ogni dettaglio”. Un parterre incantato nei 35 minuti di sfilata, per un susseguirsi di paillettes incastonate in tessuti preziosi e fiori di chiffon cuciti assieme a materiali tecnici. “Le paillettes le abbiamo stropicciate e dipinte con colori fluo e metallici per creare un effetto tridimensionale - spiega - mentre petali di fiori si appoggiano leggeri su tessuti materici, ‘crunch’”.
Quest’anno, lo stilista introduce un nuovo mood: ha infatti proposto outfit e non solo abiti. “Quante volte capita di poter indossare in poche occasioni un abito, per quanto bello e per quanto possa piacere, perché riconoscibile? Tante! Ecco perché mi sono divertito a proporre outfit: per ogni pezzo suggerisco 3 o 4 accostamenti e mescolamenti di gonne, pantaloni, capispalla che consentono di avere un look sempre nuovo”.
Anche per gli abiti da sposa, Marco Strano ha immaginato i minuziosi dettagli come note, ampiezze, tempi e valori che scorrono su un pentagramma bianco. “Il colore per eccellenza delle spose, che descrivo in tono “maggiore” perché si allunga nelle sue svariate nuances. In ogni abito sono presenti almeno due o tre materiali diversi che si armonizzano tra lo loro e diventano un unicum indissolubile”. Le linee sono fluide, destrutturate, che si muovono armoniose tra chiffon, tulle e organze. “Il velo? C’è, ma non si vede. È un accessorio che nell’immaginario collettivo non può mancare, ma i miei veli sono realizzati con materiali naturali, come una nota che completa senza appesantire, che, senza togliere, aggiunge fascino”.
Tra le novità, anche tre “pezzi speciali” frutto di un particolare lavoro di recupero e di incastonatura, che ha permesso di realizzare decori con frammenti di tessuti antichi: un broccato dei primi del ‘900 e due brandelli antichi di paramenti sacri, “cuciti ad uno ad uno, pazientemente e minuziosamente, come le tessere di un mosaico,” ricorda Marco Strano, che riconosce la maestria di una tecnica antica che resiste nelle mani delle sue collaboratrici, straordinarie ricamatrici e sarte.
Il make-up è curato da Orazio Tomarchio per la Truccheria Cherie, il quale anche quest’anno, insieme al suo staff ha curato tutti i beauty look. Un make-up cucito su misura, è proprio il caso di dirlo. Focal Point è stato lo studio di un make-up moderno, l’interpretazione di una “bambola 2.0”, quella Bambola di Patty Pravo, che ha segnato l’avvio della sfilata. Ispirato alla collezione, Tomarchio ha prodotto un nuovo eye-liner total white “Bianco Maggiore”, waterproof e dalla consistenza cremosa, perfetto per la realizzazione di linee decise e geometriche.
L’hairstyle, in un raccolto basso che si fonde con i tessuti, è firmato invece da Roberto Napoli per Compagnia della Bellezza Acireale e Concept Salon CDB Catania.
Ospiti d’onore le donne di ACTO Sicilia, l’associazione contro il tumore ovarico, con cui lo stilista collabora da anni per iniziative di solidarietà e sensibilizzazione.