Di Angelo Garini
“Il compito di un bravo stilista”, afferma Flavio Filippi, “è quello di saper vestire ogni corpo, donando armonia alla silhouette, attraverso la confezione di capi che sappiano tirar fuori la personalità e la bellezza insite in ognuno di noi!”
Flavio Filippi è un artista gentile e colto. Forse non dovrebbero essere queste le prime definizioni che vengono in mente quando si parla di moda, ma personalmente, è ciò che più mi colpisce, purtroppo sempre più raramente, quando incontro persone che intraprendono un percorso professionale che, fin da subito, mettono in gioco il proprio modo di essere e di apparire.
D’altra parte, ce lo dimostra la stessa tesi presentata da Filippi, al termine dei suoi studi all’Accademia di belle Arti di Roma: "Migliore è l'apparenza, peggiore è l'inganno. Le donne e il loro corpo".
Sono indispensabili una grande ricerca culturale e la gentilezza necessaria, per entrare in sintonia con il pensiero femminile, sempre con l’intento di raccontare la propria personalità.
Lo scopo della tesi era lo studio dei cambiamenti delle diverse concezioni del corpo femminile in base alle epoche storiche e, di conseguenza lo studio delle diverse mode e fogge vestimentarie adottate in base ai periodi storici, analizzando un lasso di tempo che va dall'antico Egitto fino ai nostri giorni, mettendolo anche in confronto con la cultura orientale.
Ho parlato di gentilezza e cultura, ma Flavio ha anche un’altra caratteristica che reputo fondamentale per una mente creativa e cioè l’eclettismo. Un eclettismo che lo porta ad affrontare ambiti diversi seppur in un percorso che, data la sua giovane età è ancora in evoluzione. L’oreficeria, con competenze tecniche apprese sul campo, la realizzazione di costumi di scena per eventi e la moda stessa che è oggi, l’ambito in cui Flavio si mette in gioco, quotidianamente nel suo atelier.
Flavio, come ho detto, sei molto giovane, ma il tuo percorso è già ricco di riconoscimenti importanti e di esperienze diverse, da dove inizia tutto questo?
Caro Angelo, hai ragione, il mio curriculum è ricco di molteplici avvenimenti ed esperienze lavorative ed altrettanti riconoscimenti, ma per me sono soltanto una prova che il mio lavoro è veramente il mio mondo. Infatti dico spesso, quando pubblico delle foto dei miei abiti o gioielli, “Il mio lavoro, il mio mondo”. Perché in realtà, quando creo, io cerco di rendere tangibile ciò che la mia mente pensa, ciò che ancora non è reale, per renderlo poi fruibile al mio pubblico di clienti e non solo. Credo infatti che uno stilista, sia un artista che lavora per gli altri, quasi al “servizio” degli altri, per fare in modo che questi ultimi si possano esprimere al meglio, attraverso i suoi lavori.
La mia passione per il “bello” in generale, con l’accezione greca classica del termine, quindi afferente ad una bellezza, non solo estetica, ma anche e soprattutto di valori e di animo, credo affondi nella mia infanzia. Sono cresciuto in una famiglia dove entrambe le mie nonne erano sarte e anche la mia zia paterna, ma fu soprattutto la mia nonna materna, Enia, ad infondermi la cultura della “Bellezza”, in ogni sua accezione. Da li forse tutto è iniziato.
Ho anche detto che sei una persona gentile e colta, qualità purtroppo sempre più rare, ma per me, fondamentali. Quanto influisce la tua conoscenza dell’arte e della moda nella storia in ciò che fai oggi?
Io credo che per essere veramente innovativi, sia necessario conoscere il passato.
Molto spesso vedo in passerella, capi che gridano, urlano quasi sbraitano la loro voglia di essere innovativi e avanguardisti, arrivando però a sfociare nell’assurdo e nel cattivo gusto.
Nel mio processo creativo l’arte ha un valore fondamentale, perché gli artisti e quindi anche gli stilisti, sono “Figli di una stessa Madre: l’Arte appunto”. Ispirarsi alle forme d’arte non solo del passato, ma anche contemporanee mi permette di creare abiti che siano sempre in linea con i nostri tempi, che sappiano esprimere anche l’estetica del momento storico che stiamo vivendo, permettendo però di far sognare.
“Il sogno” infatti, è quello che io voglio donare alle clienti che si affidano a me, permettendo loro di abbandonare per un momento della loro vita le ansie, le insicurezze, le paure, sentendosi belle e soprattutto rappresentate da un abito che, attraverso dei leggeri sussurri, fatti dai fruscii delle stoffe preziose che lo compongano, sappia esprimere la personalità di chi lo indossa, diffondendo la sua aura.
Inoltre, a suggello di tutto questo, lo scorso anno ho esposto tre miei capi, oltre ad alcuni bozzetti, in due gallerie d’arte romane, a dimostrazione proprio del fatto di quanto l’arte sia per me fondamentale e strettamente legata alle mie creazioni.
Sei arrivato al mondo della moda, passando per l’altrettanto affascinante mondo dell’oreficeria, come è avvenuto il passaggio?
Anche questo passaggio della mia vita lavorativa, affonda le sue radici nella mia infanzia.
Sin da piccolo, avrei voluto fare l’egittologo, perché sono sempre stato affascinato dalla cultura e dall’arte dell’antico Egitto. Per questo, infatti ho intrapreso la strada degli studi classi al liceo.
Questa passione però, pian piano mi ha portato a scoprire e ad interessarmi alla gioielleria, altro mondo che per me è affascinante e che mi ha sempre stregato sin da piccolo. Infatti sin dalla mia infanzia giocavo con la bigiotteria di mia madre o delle mie nonne, realizzando collane o bijoux con piccoli gioielli dismessi.
Per seguire la mia passione per l’oreficeria ho intrapreso gli studi accademici nella “Accademia di Belle Arti di Roma” e mi sono diplomato in “Culture e tecnologie della moda”, riscoprendo però in quegli anni il mio interesse per la sartoria.
Dopo un breve periodo di lavoro presso un laboratorio orafo, ho capito che non era la gioielleria la mia strada maestra, perché nel creare gioielli mi sentivo come in gabbia, mentre quando creavo abiti, mi sembrava che prendessero vita ogni volta che li mettevo sul manichino.
Allora li ho capito che forse era quella la mia strada da seguire, facendo però della gioielleria un’altra mia compagna di viaggio.
E’ un passaggio definitivo o la tua creatività propone anche collezioni di gioielleria firmate da te?
Come dicevo poco fa, definisco la gioielleria come una mia compagna di viaggio. Nel mio atelier, infatti, è presente una vasta collezione di bijoux sempre in continua trasformazione, dove potete trovare gioielli realizzati da me, bijoux vintage di alta gamma che io stesso vado a ricercare, oppure gioielli disegnati da me e fatti realizzare da maestranze altamente qualificate. Inoltre spesso mi capita che vengano commissionati gioielli da abbinare agli abiti che vengono acquistati.
Questa mia passione per ciò che è prezioso, inoltre, è declinata anche nei pizzi e nelle lavorazioni dei miei abiti, interamente eseguite a mano, con cristalli di Boemia, perle giapponesi di laboratorio o piccole paste vitree veneziane.
Hai scelto Genzano, alle porte di Roma, per aprire il tuo atelier, una scelta che racconta il tuo attaccamento alle origini famigliari?
Esattamente Angelo, hai colto perfettamente nel segno.
Ho deciso di aprire il mio atelier a Genzano, a pochi passi da Roma, nel cuore dei Castelli Romani perché tengo alle mie radici e ho deciso di iniziare da qui.
Ma in futuro, magari, ci saranno altri punti vendita anche nella Capitale.
La produzione di ogni abito è un processo unico che passa per le tue mani, a partire dal bozzetto, come avviene tutto questo?
Ogni abito ha una genesi legata molto alla ricerca e allo studio di nuovi materiali, lavorazioni o input anche legati ad avvenimenti storici o socio-culturali.
Il bozzetto è per me un processo quasi fondamentale, perché mi permette di iniziare a visualizzare ciò che fino a quel momento avevo nella mia testa.
Uso soprattutto la tecnica dell’acquerello nella realizzazione dei bozzetti, principalmente quando li uso come rendering per gli abiti commissionati dalle mie clienti, in modo tale che riescano ad immaginare, con l’ausilio anche del campionario delle stoffe, come sarà l’abito finale.
Il ricamo e la preziosità dei materiali è un’altra caratteristica dei tuoi abiti, so che tutto questo parte dalla tua infanzia…
Esattamente Angelo, devo questa mia passione alle mie nonne, specialmente alla mia nonna materna, Enia, di cui ti parlavo prima.
A lei devo, infatti, il saper padroneggiare la tecnica del ricamo, una delle mie firme stilistiche. Infatti una volta, da bambino, trovai il suo cerchio da ricamo e, curioso quale ero, le chiesi a cosa servisse e lei me lo fece vedere. Mi disegnò su un pezzo di stoffa una farfalla e iniziò a ricamarla. Io rimasi affascinato nel vedere come lentamente prendesse vita, così come quando cuciva gli abiti, che da stoffe piatte, diventavano tridimensionali. Purtroppo lei non è riuscita a vedere il mio percorso di studi e lavorativo, perché venne a mancare quando ero piccolo, ma credo che sia da ciò che mi ha trasmesso e insegnato lei, che tutto è iniziato.
Un percorso in ascesa, caro Flavio, per cui ti faccio i miei complimenti, ma prima di salutarci, ringraziandoti per la condivisione dei tuoi pensieri, ti chiedo quali saranno le prossime tappe.
Sono io che ringrazio te Angelo per questa intervista, è stato per me un grande piacere rispondere alle tue domande.
In questo momento sto progettando la nuova collezione di alta moda donna, che sarà lanciata nella prossima stagione. Sto lavorando anche su molti progetti legati alla moda uomo, ma sono ancora “Work in progress”
Fb. Flavio Filippi Couture
Ig. flaviofilippi_couture
Mail. dr.flaviofilippi@gmail.com