di Roberto Calvi
Esistono vari “tipi” di Provenza…. Paesaggi diversi… acqua, cielo, natura e tanto verde, il tutto poggiato su pendenze collinari, montuose o distese di pianura che arrivano fino al mare. Il visitatore di questi luoghi si può perdere nei profumi, nei colori e soprattutto nelle luci che si riflettono in tutti questi contrasti.
Negli anni sono stato un appassionato scopritore e attraverso queste poche righe voglio portarvi alla scoperta di un luogo, in una zona denominata Luberon. Una zona che prende il nome dal massiccio che la sovrasta, spesso sferzata dai venti, a tratti aspera, ma che nasconde anche diverse sorprese, perché è un territorio costellato di affascinanti villaggi costruiti durante il Medioevo, tra questi un borgo chiamato Gordes.
Per proteggersi dalle aggressioni delle truppe barbariche che attaccavano i villaggi nel V secolo d.c., molte popolazioni provenzali si insediarono nei punti più alti, rifugiandosi sulle rocce come a Gordes. Da qui la definizione di questi villaggi arroccati chiamati “nidi d’aquila” e che sono diventati nel tempo i più belli della Provenza.
Inizialmente dimenticato per anni dal turismo, Gordes è tornato alla ribalta grazie a un film girato nella sua piazza principale “Un’ottima annata” con Russel Crowe. Scriveva Peter Mayle nel suo romanzo “La mia Provenza”: “Oggi è diventato il tipico esempio di villaggio country chic con begli hotel, ristoranti e negozi e, durante l’estate, un flusso continuo di turisti. A quei tempi invece era un paese sonnolento, quasi deserto, di una bellezza stupefacente, un set cinematografico di pietra. Nel corso dei secoli, il sole aveva lasciato il segno sulle facciate degli edifici, rendendole color miele. Secoli di Mistral, il vento che di tanto in tanto soffia sulla Provenza, avevano levigato le superfici di pietra. Infine ad allietare quel tardo pomeriggio, c’era un caffè all’angolo della piazza. Ci sedemmo sulla terrazza, da cui si godeva di un ampio panorama sulla campagna circostante, e, chissà, forse fu in quel momento che fummo travolti dal desiderio di cambiamento. Ci trovammo d’accordo sul fatto che quello sarebbe stato un posto fantastico in cui vivere….”
Le bianche rocce che compongono le case, rendono il borgo soggetto a infiniti cambiamenti, dettati dal variare della luce nelle diverse ore della giornata e la sua posizione raccolta e arroccata lo rendono unico e inimitabile.
Arroccato su una collina a 340 metri di altitudine, si arriva attraverso due strade panoramiche, la prima che ti immette direttamente nel centro del villaggio, la seconda che te lo fa scoprire poco a poco, regalandoti prima di entrare una visione d’insieme, ed è proprio questo il punto dove si può ammirare meglio il gioco di luci che si riflettono sulle case.
Una volta entrati nel villaggio, è bello passeggiare senza fretta nelle sue piccole strade acciottolate e tortuose, le calades. Una calade è una strada in pendenza fatta di pietre o ciottoli. L’etimologia della parola non è chiara. Probabilmente deriva dall’occitano con il termine “calata” che significa “pietra silenziosa”. Queste strade sono costruite nei villaggi in pendenza, per consentire il flusso dell’acqua piovana. Sono i vicoli stretti e pendenti più affascinanti, normalmente posizionati in corrispondenza delle mura e nelle parti esterne dei borghi.
Gordes non fa eccezione e andare a scoprire questi angoli nascosti, significa ammirare gli scorci più pittoreschi del villaggio e fermandosi in diversi punti panoramici, per ammirare il Parco del Luberon. Camminando si scoprono le antiche facciate con le volte e gli archi, le meridiane e le vecchie case in pietra, ornate di vegetazione rampicante.
Non manca poi l’assetto tipico di questi luoghi nel rispetto delle tradizioni, ovvero in una delle piazze principali, vicino al castello, la classica fontana di pietra a base rettangolare, attorniata da alcuni locali tipici e da platani ombrosi che in alcune ore della giornata fanno da colonna sonora con il fruscio delle foglie allo spirare del vento.
In cima al villaggio si erge il castello-fortezza di Gordes. Risalente al X secolo, il castello feudale fu rimaneggiato durante il Rinascimento per renderlo più “accogliente”. Proprio in questa deliziosa piazzetta, si svolge un colorato mercato ogni settimana.
I villaggi-cittadella come Gordes sono una vera sfida alla natura: infatti, per sopperire alla mancanza di superficie calpestabile, è nata nei secoli una vita sotterranea. Se gli uomini vivevano in superficie, l’industria e l’artigianato si sviluppavano invece nel sottosuolo. A Gordes esiste una gigantesca rete sotterranea. Questo labirinto per anni è stato inaccessibile, ma dopo anni di lavori di conservazione e messa in sicurezza, i turisti possono ora scoprire parte di questo mondo sotterraneo. La visita guidata porta nel cuore della storia del paese, attraverso reperti archeologici risalenti al Medioevo: frantoi, silos, tini, mostrano le attività artigianali praticate all’epoca, in un’atmosfera insieme misteriosa e affascinante.
Andando via da Gordes, risuonano vere le parole ancora una volta di Peter Mayle: “Come previsto, mentre varcavamo quello che sulla cartina era descritto come Parco Regionale del Luberon, uscì il sole ottimista e splendente, rendendo ogni cosa limpida e pulita, come se il paesaggio fosse stato intagliato verso il cielo”: