La tovaglia è quella che mi ricorda l'infanzia, viene dall'India, è rossa, ricamata a colori e decorata da piccoli specchietti.
I piatti sono di ceramica inglese e raffigurano castelli antichi immersi in paesaggi campestri. Al centro del tavolo tanti angeli diversi, alcuni classici, altri moderni, molte candele avvolte nel pizzo o disposte su alzate in vetro colorato.
I bicchieri sono di cristallo e le posate sono in argento, antiche, con un monogramma di famiglia che suggerisce il loro posizionamento con punte e rebbi all'ingiù.
L'albero è quello di sempre, con tanti, tantissimi angioletti sospesi, alcuni di quando ero piccolo, altri che sono ricordo di viaggi, di amici, di famiglia, ogni anno se ne aggiunge qualcuno.
Il presepe che non può mancare mai, racconta la sua storia, è il centro del Natale, da cui tutto prende vita...
Qua e là, le calze appese attendono di riempirsi di sorprese, ma soprattuto, attendono piccole mani gioiose che andranno a scoprire il loro contenuto.
Sarà Gesù bambino a riempirle, come accadeva quando ero piccolo io e mentre noi dormivamo, il bimbo Gesù arrivava sul suo asinello.
Noi lasciavamo biscotti e latte per lui e carote per chi lo trasportava nella notte di Natale.